11.11.09

Dalla finestra di cucina

Dalla finestra di cucina vedo il sentiero nel bosco e la casa dei vicini. Due comignoli che fumano, finestre con gli scuri e i pali portanti di un futuro steccato. Spero. Spero che sarà uno steccato. La terra libera che arriva in casa è più bella ma, se devi tracciare un confine, allora che sia uno steccato. Non un recinto, che sa di animali. Non una cancellata, che sa di ferro. Non una recinzione, che sa di rete. Non una palizzata, che sa di invalicabile. Non una siepe, che sa di timidezza. Non un muro, che sa di clausura. Uno steccato. Che sa di legno e di Tom Sawyer col pennello in mano. Uno steccato, che si può scavalcare. Uno steccato, per i bambini che giocano, i cani che pisciano e i gatti che fuggono. Uno steccato, che si scheggia al sole e marcisce piano sotto la pioggia. Uno steccato, che ogni tanto perde un dente. Uno steccato, di assi e di chiodi. Che un uomo può farlo senza dover chiamare nessuno. E quando rientra appoggia il martello, si leva gli stivali e si lava le mani. Si siede a tavola e mangia. E poi si riposa.

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