21.12.09

Manifesto del nullismo natalizio

non fate regali.
non addobbate le case.
non scrivete biglietti d'auguri.
non telefonate a persone ormai perdute.
non effettuate visite di cortesia.
non litigate per le assegnazioni dei pranzi festivi dai parenti.
non correte la vigilia di natale per gli ultimi regali.
non fate durare il cenone più di un'ora al massimo.
non commuovetevi di fronte alla famiglia riunita.
non dite, che freddo è proprio tempo di natale.

17.12.09

Dicembre sui davanzali

Non si accorgerà di te se le arrivi di spalle, ammesso si possa chiamar così la piccola gobba cremosa che è la sommità del dorso della cinciarella. Un dito indice di uccellino, coda esclusa, tondino di testa su tondo di corpo, collo vaporoso che si spalma morbido a destra e a sinistra nei gesti della fame. Le zampe sottilissime, neri rami in miniatura, cavalcano una candida briciola di pane fra mille sul davanzale e il capo azzurro, con la riga di mascara nero sul giallo del muso, là dove si stende il profilo degli occhi, ticchetta minuscoli e decisi affondi di becco.
È inverno.
Di sotto, su sentieri di esili impronte che fan gincane nella neve, attende la gatta dei vicini. In questo freddo ingrato, gonfia nella pelliccia tricolore, s’accontenta di resti di resti, slinguettando briciole inadatte alla sua stazza, poco più calde e nutrienti della neve. Dagli alberi intorno la spiano cince e pettirossi, che tu a tua volta spii non visto dalla finestra, ed è tutto un balletto silenzioso.
La cinciarella, ignara, continua a deliziarti. Se potessi faresti anche più piano, nel timore che la sola carezza degli occhi possa mettere in fuga la piccolezza resoluta, il vivido gomitolo di gialli e azzurri e neri. Immobile, osservi il suo impegno e la sua soddisfazione, ti rendi palo sotto le sue occhiate rapide e frequenti, palo fermo e inanimato. Poi, sul più bello, la vedi afferrare col becco una briciola grande, intera, e spiccare il volo dal bordo che dà nel bianco.

11.12.09

Devo andare a lavorare

Non è possibile continuare così. Non posso svegliarmi tutte le mattine con il peso in testa, nelle braccia, nello stomaco, sulle ginocchia, alle caviglie, nei piedi, in ogni lembo di pelle, non ce la faccio, devo trovare una soluzione, un approccio diverso a questo vivere quotidiano che prevede che io vada a lavorare tutti i giorni, nello stesso posto, a fare le stesse cose, a discutere degli stessi problemi, con le stesse persone, ad ascoltare i soliti discorsi, nella stessa prigione in cui mi nutro di pane e acqua tutti i giorni, pane e acqua, sopravvivenza.
Ma se sopravvivere vuol dire perdersi, allontanarsi, distaccarsi, spezzarsi, snaturarsi, dissolversi, annientarsi, da se stessi, ridursi allo stato di bestia, sopravvivere è veramente la cosa più difficile per un essere umano!
Non è più facile vivere?
A rigor di logica non fa una piega eppure ogni giorno sopravvivo. Giunta a questa consapevolezza e a quella che a rigor di logica è più facile vivere ma che non so farlo, devo trovare il modo per ‘’sopravvivere pienamente’’ altrimenti sopravvivo a metà e vivo a metà e penso a metà e soffro a metà e tutto è a metà e niente è fino in fondo. Fondo, fondo, fondo, toccare il fondo, a volte può servire, forse. Toccare il fondo cosa significa?
Perdersi, allontanarsi, distaccarsi, spezzarsi, snaturarsi, dissolversi, annientarsi, da se stessi veramente, diventare cinici nel profondo e poi da li rinascere, riconquistare giorno dopo giorno l’importanza di ogni cosa, sceglierla daccapo con consapevolezza vera questa volta.
Potrebbe andare così, non lo so. Ma so che non sono capace di riuscirci.
Cosa posso fare allora? Potrei licenziarmi. Potrei, ma non posso. Ho un mutuo, un’assicurazione vitae, una casa da mantenere, le tasse universitarie da pagare, i libri e poi non potrei più viaggiare, e poi non ho più vent’anni.
Insomma neanche questa possibile soluzione è fattibile. Cosa posso fare allora?
Cambiare me stessa. Si bella idea, cambiare. Ma so che non sono capace di cambiare anche perché cambiare un po’ significherebbe, perdersi, allontanarsi, distaccarsi, spezzarsi, snaturarsi, dissolversi, annientarsi, da se stessi veramente, diventare cinici nel profondo e poi da li rinascere, riconquistare giorno dopo giorno l’importanza di ogni cosa, sceglierla daccapo con consapevolezza vera questa volta. Insomma, neanche cambiare me stessa può essere una soluzione. Ma allora non c’è una soluzione?
Devo rassegnarmi a svegliarmi tutte le mattine con il peso in testa, nelle braccia, nello stomaco, sulle ginocchia, alle caviglie, nei piedi, in ogni lembo di pelle, oddio non ce la faccio, ci deve essere una soluzione, un approccio diverso a questo vivere quotidiano che prevede che io vada a lavorare tutti i giorni, nello stesso posto, a fare le stesse cose, a discutere degli stessi problemi, con le stesse persone, ad ascoltare i soliti discorsi, nella stessa prigione in cui mi nutro di pane e acqua tutti i giorni, pane e acqua, sopravvivenza.
E’ tardi, devo andare a lavorare, ci penserò domani.

4.12.09

Una grande storia

Ora t'incollo alla pagina.
Giuro che lo faccio. E sai come? Ti racconto una storia, ma una di quelle storia che proprio non puoi staccarti dalla pagina. Davvero. Senti che dico, non appena leggerai i primi righi, non riuscirai a staccarti.
Ti racconto una di quelle storie, ma una di quelle storie che giuro, non ti scorderai. T'invento certi personaggi che non hai mai visto da nessuna parte poi t'invento certi dialoghi che sembra di vederli al cinema e poi t'invento certi intrecci narrativi che non ci capisci più niente. Lo vedi ? Già ti stai incollando alla pagina. Già sei curioso e vorresti sapere come va a finire la storia, ma siamo ancora all'inizio e questo è il bello delle grandi storie, devi avere pazienza che a poco a poco ti appassioni e non la lasci più.
Questa storia, dicevo, è una di quelle storie, ma una di quelle storie che davvero non si leggevano da anni, ma tu rispondi al telefono ora, non t'incollare troppo che tanto lo scritto rimane, rispondi - che potrebbe essere qualche notizia importante, qualcuno che non senti da tanto, ma se succede che non rispondi a telefono perchè continui a leggere e non riesci proprio a staccarti vuol dire allora che questa storia davvero ti sta incollando alla pagina e io che te la sto narrando sono un grande scrittore, uno di quelli che incolla alla pagina perchè ho la capacità di non farti rispondere ad una telefonata che potrebbe essere importante ma che tu eviti pur di non staccarti dalla pagina.
E allora la vuoi sentire sì o no questa storia? Guarda che è una grande storia, una di quelle storie che non ti scordi più e se aspetti giusto due minuti, guarda, te la racconto tutta perchè merita davvero, devo giusto ricordarmi da dove cominciare perchè i fatti sono tanti, dammi solo due minuti e cominciamo. Giuro, solo due minuti e siamo pronti. Ma tu non ti muovere altrimenti non capisci più niente. Capito? Io sono lì fra due minuti, solo due minuti.

3.12.09

Le cose

Hmmm hmmm clic bleah. Cammina cammina clic non cammina più. Tic tac tic tac clic crac. Bisogna stare attenti. Sole sole sole sole clic pioggia. Alle abitudini. Ffff ffff ffff clic bum! Firulìn firulà firulìn firulà clic silenzio. Perché. Luce luce sempre luce clic Dove sei che non ti vedo? Perché. Cara caro cara caro caro cara clic la lama di un coltello. Perché le cose cambiano. Clic.